TUCANO IL TUCANO
David McKee; trad. di A. Valtieri
Lapis, 2017
Nel 1964, quattro anni prima della nascita di quello che sarebbe diventato il suo personaggio più celebre e longevo, Elmer, l’elefantino dal manto variopintoche rivendica la propria unicità in un mondo grigio e monocolore, David McKeescrisse e illustrò il suo primo albo illustrato: Two Can Toucan. Un libro che arrivò in Italia con trent’anni di ritardo (Tucano tuttonero, trad. Giulio Lughi, E. Elle, 1994) e che oggi Lapis Edizioni riporta sugli scaffali con il titoloTucano il Tucano, una nuova traduzione e una vestespeciale con formato e illustrazioni originali dell’epoca.
Una storia semplice, piana, se vogliamo un po’ acerba, che nella versione italiana perde inevitabilmente qualcosa dovendo spiegare ai bambini il gioco di parole tra two can e toucan, che invece in inglese suscita una naturale simpatia erisulta di immediata comprensione.
Una storia piccola ma che anticipa e fa da preludio alle tematiche grandi tanto care a McKee: la difficoltà a farsi accettare per come si è, la fuga dai propri simili per trovare il proprio riscatto altrove, l’evento inaspettato che determina un sovvertimento dei fatti, e infine il ritorno a casa, cresciuto, più forte e fiducioso.
Protagonista della vicenda è un buffo uccello nero dall’enorme becco che viene deriso dagli altri animali perché, a differenza di tutti loro, non ha un nome. Stanco di essere additato come diverso e respinto, un giorno decide di mettersi in viaggio, fino a che non giunge in una città stranissima abitata da personaggi curiosi che non fanno altro che lavorare. Desideroso di entrare a far parte di quella comunità, cerca anche lui un’occupazione, e la trova: il suo lungo e forte becco è perfetto per trasportare pacchetti e piccoli barattoli, persino due alla volta. Fu così che diventò Two Can, che in quella stranissima lingua voleva dire: due barattoli. Ma come si sa, il troppo stroppia, e quando il piccolo fattorino appende al becco un terzo barattolo di pittura, perde l’equilibrio, ritrovandosi con le zampe all’aria e tutta la vernice addosso. Orail suo piumaggio non è più nero, bensì bianco, rosso e arancione, proprio come quello di un tucano. Ed è proprio questo il nome che gli permette di scrollarsi di dosso il senso di inadeguatezza e guadagnarsi il rispetto che tanto aveva desiderato tra i suoi amici animali.
Età di lettura consigliata: 3+
(recensione a cura di Francesca Tamberlani, tratta da Liber #116)