Christophe Léon (trad. di Federico Appel)
Sinnos, 2015
Qui il racconto è fatto da due punti di vista, da un lato il quattordicenne Sébastien che narra in prima persona; dall’altro il diciassettenne Loïc che viene visto dall’esterno, da un occhio che gli dà del tu e che ne descrive i movimenti, le reazioni le giornate. A volte poi c’è un noi, quando i due ragazzi condividono una cena improvvisata, una fretta giornata di pesca in riva al fiume o una partita a domino intorno al letto d’ospedale della signora Marchadet. È la madre di Loïc, finita in ospedale dopo esser stata investita da un pirata della strada, aver passato parecchio tempo in coma ed ora, risvegliatasi, con la memoria alterata che confonde, cancella pezzi del passato, rimescola nomi. Alla guida dell’auto che l’ha investita c’era il padre di Sébastien e il ragazzo era al suo fianco, verso la casa di campagna dove trascorrono insieme il fine settimana. L’uomo ha inscenato un incidente, ha dato fuoco all’auto e ha fatto promettere al figlio di dimenticare tutto, comportandosi come se nulla fosse accaduto. Ma Sébastien cerca traccia on line dell’incidente, trova il numero di telefono di casa Marchadet e dà un volto a Loïc: i due si avvicinano, condividono le loro realtà, le loro situazioni familiari e quell’inizio di amicizia vede l’ombra del segreto allungarsi e poi assottigliarsi nel dubbio.
Come molti altri testi di Sinnos, anche in questo caso viene utilizzata una font ad alta leggibilità per venire incontro a chi ha problemi di lettura come la dislessia. La copertina è di Eleonora Antonioni.
Età di lettura consigliata: dai 10 anni
(recensione a cura di Caterina Ramonda, tratta dal blog Le letture di biblioragazzi)