Non si parla di tutti i libri per ragazzi, ma di quelli che “riconoscono ai ragazzi il diritto di godere di storie ricche e complesse”
Perché dovresti leggere libri per ragazzi anche se sei vecchio e saggio, Katherine Rundell, trad. Stefania Di Mella, Rizzoli, 2020
Arriva in libreria oggi questo breve saggio di Katherine Rundell uscito in inglese in estate. Chi conosce i suoi romanzi ritroverà la stessa belle scrittura, chiara e onesta, a servizio questa volta della letteratura per ragazzi nell’appassionato intento di far vedere le sue potenzialità anche a quei lettori adulti che la disdegnano e pure a quegli scrittori che, come Martin Amis, dichiarano che potrebbero scrivere un libro per ragazzi solo e magari se fossero colpiti danno cerebrale.
Attingendo alla sua esperienza di lettrice, sia bambina che adulta, Rundell parla dell’importanza della lettura e di certi libri: questo è il primo punto fondamentale, non si parla di tutti i libri per ragazzi, ma di quelli che riconoscono ai ragazzi “il diritto di godere di storie ricche e complesse”.
Parla delle biblioteche e del loro ruolo prezioso. Fa un rapido quanto chiaro excursus sullo sviluppo storico della letteratura rivolta ai più piccoli, parla della fiaba e del suo ruolo fondativo, delle potenzialità dei romanzi per ragazzi che dicono di speranza, coraggio, generosità, della loro valenza politica.
C’è un capitolo a mio avviso molto importante sulla necessità di trovare voci nuove; rifacendosi a uno scritto di Ishiguro, Rundell sottolinea l’investimento da fare verso culture letterarie meno conosciute. Ci sono citati alcuni autori imprescindibili, classici, del recente passato e del presente: ed è una gioia per me trovare Lissa Evans (avete presente Pochi spicci per Stuart e Cuore di contrabbando, vero?!?).
Non leggo queste righe come una “appassionata difesa della letteratura per ragazzi” come qualcuno l’ha presentato. Più che “difesa” mi pare un mettere in luce, un dire in modo molto piacevole e con una forte presa su chi leggerà cose importanti, certo non nuove per chi si occupa del mestiere, ma da ribadire.
La differenza qui la fa, come in generale nella vita, il modo: chi ha avuto occasione di incontrare l’autrice, sa come abbia quella dote così preziosa quanto rarissima che è la grazia, quella caratteristica che fa’ sì che dalla persona che la possiede venga una luce che rende potente quello che dice, i gesti che fa anche se non si mette mai al centro. Proprio per il modo in cui dice, questo breve saggio è prezioso: è accessibile, ironico, pungente e necessario.
Di tutto, scelgo una parola che Rundell sottolinea: distillare. Scrive: “La letteratura per ragazzi richiede di distillare: i romanzi migliori sanno rendere la speranza, la rabbia, la gioia, la paura nelle loro forme più pure e archetipiche”. La metto accanto a “raboter”, il piallare che Timothée De Fombelle indica fondamentale per lo scrittore come per il falegname, per andare il più possibile vicino al cuore di quel che si vuole dire.
Recensione di Caterina Ramonda, tratta dal blog Le letture di Biblioragazzi.