NO
Paola Capriolo
Edizioni EL, 2010
Il libro inizia con uno scambio di battute e si conclude ai nostri giorni: “un uomo dalla pelle nera, Barack Hussein Obama, sarà eletto presidente degli Stati Uniti d’America”. Nel mezzo c’è la storia di Rosa Parks, che il primo dicembre 1955 rifiutò di cedere il posto a un bianco su un autobus segregato a Montgomery in Alabama. La quarantaduenne donna nera, mite ma tenace nel rivendicare diritti e dignità per sé e i suoi fratelli, finì in prigione e di lì si scatenò una lotta non violenta che vide come animatore il giovane pastore Martin Luther King e come epicentro il boicottaggio dei mezzi pubblici da parte della comunità nera, che resistette più di un anno, malgrado minacce, intimidazioni, violenze, attentati, arresti.
A seguito della denuncia di Rosa Parks contro la città di Montgomery di grado in grado si giunse alla sentenza della Corte Suprema che dichiarava incostituzionale il famigerato “Jim Crow”, ossia il sistema di segregazione razziale in vigore nel Sud il 20 dicembre 1956. Il giorno dopo i neri di Montgomery tornarono a prendere l’autobus e a sedersi dove c’erano posti liberi. Tutto era partito da una donna molto semplice che aveva avuto il coraggio di dire no: “Finché non cambieranno i cuori è importante che cambino almeno le leggi”.
Paola Capriolo racconta quel rifiuto capace di sconfiggere il razzismo con linguaggio asciutto, non retorico, attento a ricostruire e documentare fatti e personaggi, a non romanzare avvenimenti che hanno di per sé una grande forza emotiva e coinvolgente, ma punta piuttosto ad arrivare al cuore della vicenda personale di Rosa e di quella storica del Paese: per far capire ed emozionare il lettore. Rosa continuò la sua battaglia, ricevette la Medaglia della libertà da Clinton nel 1996 e la medaglia d’oro del Congresso nel 1998. Morì nel 2005, Bush dispose che tutte le bandiere fossero a mezz’asta negli edifici pubblici, la salma venne esposta a Washington nel Campidoglio sullo stesso catafalco che aveva accolto Abramo Lincoln.
I ragazzi che sono usciti entusiasti dalla visione di Invictus, non solo per le scene di rugby, e ai quali si può riproporre un “classico” come Il buio oltre la siepe, non stenteranno a vedere il “filo nero” che unisce Mandela a Rosa Parks e a Obama.
(recensione di Fernando Rotondo, dalla rivista LiBeR numero 87)