MIA SORELLA È UNA GUERRIERA ARTISTICA
Marine Carteron, trad. S. Brandirali
Uovonero, 2017

A Césarine e ai suoi particolarissimi sette anni, il padre prima di morire ha affidato il libro con la storia segreta della sua adesione alla Confraternita che, dall’antichità e dalla biblioteca di Alessandria, combatte il piano criminoso di annientamento della cultura e dell’umanità tutta, messo in atto dalla Lega degli Autodafé. Glielo ha lasciato perché lo custodisse per il fratello Gus, e affinché insieme proseguissero la lotta dei genitori e dei nonni, rimasti uccisi per opera della Lega.
Césarine: non si finirebbe mai di dire la ricchezza di note inaspettate e surreali, di tracce filosofiche e poetiche di una delle due voci narranti di Mia sorella è una guerriera artistica, secondo volume della trilogia di Marine Carteron, a seguire Mio fratello è un custode e a fare da ponte a Siamo tutti dei propagatori, di cui l’editore Uovonero dà una anticipazione in calce.
L’altra voce che attraversa il romanzo è quella di Gus, adolescente eroe suo malgrado, attorcigliato tra la rabbia incontenibile per i lutti subiti, il desiderio di una vita più simile a quella dei coetanei, e i primi amori, ma il vero cuore non convenzionale di questa architettura sapiente, che intreccia fantascienza e avventura, Ray Bradbury e George Orwell, J. K. Rowling e Ludwig Benjamin è lei, Césarine, col suo diario: lei che ha paura “delle prime ventidue pagine dei libri” ma, superate quelle, legge e cita a proposito le massime de L’arte della guerra di Sun Tsu; lei che sa riprodurre i centootto movimenti del tai chi chuan, e lei che, per un mese sceglie di vivere come un bambino cieco della scuola “per imparare a vedere con le mani, il naso e la lingua”.
Voce implacabile e appuntita, Césarine bolla come “idiota” tutto ciò che non risponde alla sua logica di bambina “rinchiusa nel suo corpo senza riuscire a comunicare con gli altri”, lei autistica/artistica – un terreno fertile per la letteratura, ma attenzione agli eccessi metaforici – lei che non sa cosa sia il pianto, ma sa sporgersi sull’ignoto quando la sua amica Sara, che tanti sottovalutano per la sindrome di down, le regala un disegno di loro due felici; lei che teme di toccare le persone, ma poi sa risuonare con il battito della madre in coma, e perfino arrivare all’assassinio di un uomo che attenta alla vita di chi le è più caro, per poi annotare in fondo al suo diario “Chiedere perché non ho il diritto di uccidere le persone cattive”.
Età di lettura consigliata: 11+
 
(recensione a cura di Maria Grosso, tratta da Liber # 116)