MARY E IL MOSTRO
Lita Judge; trad. R. Bernascone
Il Castoro, 2018
A volte i personaggi dei libri attraversano il tempo non smettendo mai di raccontare la propria storia, e non solo. Chi legge infatti si trova a scrutare minuziosamente ogni dettaglio. Tutte le parole scritte diventano il buco della serratura attraverso il quale guardare per tentare di ricostruire un altro personaggio, ossia quello della mente che ha generato l’intera storia. Ed è così che spesso al pari della sua creazione, anche lo stesso scrittore diviene un personaggio che il lettore vuole conoscere.
La protagonista del libro Mary e il mostro, altri non è che Mary Shelley, una giovane ragazza, figlia, libraia, donna, scrittrice, in un tempo in cui nessuno di questi ruoli era facile, che ebbe il coraggio di dare vita al suo mostro, al suo Adamo: Frankenstein.
Lita Judge ha letto, cercato, osservato e sezionato, tutto quello che ha trovato per raccontare la storia di Mary Shelley, e quel che ne è venuto fuori è un lavoro che avrebbe sicuramente ricevuto l’approvazione della scrittrice di cui narra. Non a caso si tratta di una donna. La storia inizia con l’esilio, con un viaggio in mare che porterà la giovane Shelley in Scozia, dove incontrerà la madre Mary Wollstonecraft, morta mentre lei nasceva. Anche la vita del mostro creato da Mary Shelley inizia con l’esilio dal suo creatore, il giovane Victor Frankenstein, che fugge dalla creatura a cui ha dato vita. Anche il mostro al pari della sua scrittrice impara la vita vivendo. Il mostro non ha un nome, quasi mai le paure lo hanno, renderle visibili e concrete aiuta a fuggirle. Quel corpo umano deforme è l’eco che ancora risuona degli incubi dell’uomo: la solitudine, l’inadeguatezza, la presunzione di potenza sui propri simili. Lita Judge oltre a scrivere questa appassionante biografia ha illustrato ogni pagina completando così perfettamente il suono delle parole con i gesti e gli sguardi dei protagonisti. Un libro perfetto in ogni sua pagina, perché nasce dallo sguardo attento e partecipato a una storia che non è solo quella di un mostro, ma quella di un mondo in cui ogni mostruosità era possibile e solo il coraggio di una donna poteva raccontarlo, mentre un’altra donna ha ripreso per mano quel mostro dandogli la parola perché questa volta fosse lui a raccontare.
Agata Diakoviez
(da LiBeR 119)