Benjamin Lacombe
Rizzoli, 2012
L’evocazione di un tempo e di uno spazio altri rispetto al presente è affidata a fogli traforati che invitano lo sguardo a farsi più acuto e sottile nel tentativo di scorgere cosa si nasconda tra le ombre di foglie e steli; a pagine traslucide che simulano l’opaca trasparenza di acque palustri e, ancora, a inusuali prospettive e tagli dell’inquadratura. Né va dimenticata la varietà degli stili espressivi e dei rimandi culturali dell’autore francese: dalle morbide sfumature di grigio delle fotografie d’inizio Novecento, epoca in cui è ambientata la vicenda, alle incisioni caricaturali che rimandano alla tradizione della satira politica, dalla grafica art nouveau dei manifesti coevi ai disturbanti, minuziosi disegni delle dissezioni del prof. Aleksandr Bogdanovich, uno scienziato inizialmente spinto da un’algida sete di conoscenza che diverrà col tempo paladino del rispetto delle bizzarre forme di vita scoperte nella foresta e dell’equilibrio che dalla loro sopravvivenza dipende.
(recensione a cura di Martino Negri, pubblicata su Hamelin)