LA STORIA PIù BELLA
Eileen Spinelli; ill. di Anne Wiilsdorf
Il Castoro, 2010
La scrittura stimola la fantasia e il piccolo ma significativo libro ne è la dimostrazione. La protagonista, infatti, leggendo in biblioteca il bando di concorso “Scrivi la storia più bella”, pensa di partecipare perché ci tiene molto a vincere il primo premio: un giro sulle montagne russe con la sua autrice preferita. Poiché l’ispirazione non le viene chiede consiglio al fratello che le suggerisce di raccontare una storia dove accadono tante cose. La bimba mette insieme un autobus senza guida, una tromba d’aria, un pirata, uno squalo bianco, ma non è convinta che sia una buona trama. Chiede al papà che le dice di scrivere un racconto da ridere, la zia una storia che fa piangere e la cugina quattordicenne specifica che una storia deve parlare d’amore altrimenti non vale niente. Dopo aver sentito tutti questi pareri la bambina mette insieme personaggi, fatti e situazioni che non la convincevano e legge la nuova storia in famiglia. Ognuno trova qualcosa da ridire fuorché la mamma, che abbracciandola le dice: “la storia più bella è quella che viene dal cuore”. Così la protagonista pensa di raccontare la sua vita in famiglia senza reminiscenze da altri libri, senza scimmie, pirati, matrimoni e senza il classico finale delle fiabe. Soddisfatta dell’elaborato lo porta alla giuria contenta sia che vinca o no perché ha scritto “la sua storia, non quella di qualcun altro” parlando dei familiari, degli amici più cari, della sua gatta, delle giornate di neve, delle corse in bicicletta. Il libro, scritto in stampatello maiuscolo, è perfetto per l’apprendista lettore-scrittore che ancora non possiede la capacità di destreggiarsi con facilità tra le parole. Le illustrazioni sono vivacissime e traducono visivamente i pensieri della protagonista, intenta a mettere per scritto le sue idee che sono un esempio per il bambino lettore di come si scrive una storia. Le immagini si presentano con dovizia di particolari su due pagine a fronte e l’elaborato finale viene descritto con scenette umoristiche, molto movimentate che mettono in risalto l’intreccio spesso caotico, simpatico, fantasioso. Nella storia vissuta in prima persona, un filo rosso dal quaderno, dove la bimba scrive, si dipana intorno alle scenette che illustrano le sue vicende quotidiane dettate dal cuore.
(recensione di Maria Letizia Meacci, tratta dalla rivista Liber, numero 87)