LA RAGAZZA CON LE PISTOLE
Cecilia Rees
Salani, 2010
Chi ha detto che l’avventura è morta e che il genere ‘avventura’ non esiste più?
Se avete qualche dubbio a questo proposito, leggete l’ultimo libro di Celia Rees, La ragazza con le pistole. Certo, Celia ci aveva già regalato storie intense, piene di azione e di colpi di scena, da Il viaggio della strega bambina a Pirate (entrambe edite da Salani), storie in cui l’avventura è davvero vissuta al limite, e dove il rischio e il pericolo sono gli ingredienti della narrazione. Già ci aveva presentato figure femminili dal forte carattere, capaci di non piegarsi di fronte agli eventi e di combattere contro abusi e soprusi per realizzare il proprio destino.
Ingredienti, questi, che ritroviamo all’ennesima potenza in questo suo ultimo libro, che sembra dare una chance, finalmente, nella storia, ma anche nella Storia (quella con la S maiuscola) all’altra metà del cielo, quello femminile. Sì, perché la protagonista, Sovay, è uno di quei personaggi che si imprimono nella mente, che lasciano il segno e di cui non ci si può dimenticare tanto facilmente.
Giovane aristocratica diciassettenne, Sovay vive in un periodo in cui la Storia corre velocemente, travolgendo le vite delle persone: la Rivoluzione francese ha appena sconvolto il mondo, e anche l’Inghilterra è scossa dai tumulti. Di fronte al pericolo, questa intrepida ragazzina non ha tentennamenti: con ferrea risolutezza intraprende la carriera di brigante, prima per ragioni personali, poi per ragioni più generali, sempre spinta però nelle sue azioni da quei principi di libertà e uguaglianza che aveva respirato tra le mura domestiche fin da bambina:
Era piena di ferrea risolutezza, e ogni volta che usciva a cavallo per sfidare i cocchieri a suon di «O la borsa o la vita! », provava una rinnovata eccitazione. (…) Non teneva per sé le ricchezze che rubava. Sulla via di casa le gettava via: spargeva monete sui sentieri che i bambini percorrevano per andare nei campi a spaventare gli uccelli, lasciava oro nella brughiera perché venisse ritrovato dai poveri tagliatori di ginestroni, lanciava argento al di là delle siepi, nei giardini dei cottage. (p. 34)
Per salvare il padre e il fratello, accusati di tradimento, Sovay non esita ad affrontare un viaggio pericoloso e solitario fino a Londra, dove, tra misteriosi incontri e stravaganti travestimenti, pericolose alleanze e fedeli amicizie, avverrà il suo primo incontro con lo spettro della Rivoluzione, che “aveva cominciato a divorare i propri figli” in terra di Francia, spargendo sangue e terrore tra la popolazione. Ma è anche l’occasione, questa, per Sovay, per una prima riflessione sulla propria condizione, che traspare dall’affettuoso colloquio, dopo una sanguinosa aggressione, con il fedele protettore di sempre, il servitore Gabriel, conquistato alla causa rivoluzionaria:
«Io non appartengo alla vostra classe sociale, né mai vi apparterrò, e nemmeno vi aspiro. Voglio solo vivere nell’uguaglianza. La tua famiglia può votare, può candidarsi al Parlamento, se vuole, perché possiede terra e case. Perché lo stesso non deve valere per me?»
Io non posso votare, pensò di fargli notare Sovay, ma non voleva affaticarlo discutendo con lui. Le donne erano poco più che schiave anche se nascevano in una famiglia privilegiata. Se lei si fosse sposata, tutto quello che aveva, tutte le sue ricchezze, tutti i suoi beni sarebbero appartenuti al marito, perfino la sua stessa persona. Voto o non voto, Gabriel era pur sempre un uomo.
«Queste libertà fondamentali sono negate anche a me e a tutte le donne, per quanto ricche siano e per quanta terra posseggano» disse infine in tono pacato. «Dunque abbiamo molto in comune». (p. 190)
Scampata a un pericoloso complotto, Sovay decide di imbarcarsi per la Francia, dove suo padre e l’amato fratello stanno languendo in prigione, in una Parigi sconvolta dal Terrore. Imprigionata a sua volta, arriverà a due passi dalla ghigliottina. Ma proprio qui, in Francia, avverrà l’incontro per lei decisivo, che segnerà il suo destino.
Una storia avvincente, con la quale Celia Rees si conferma come una delle più grandi scrittrici contemporanee d’avventura. Un’avventura sostenuta sempre da una ampia e approfondita ricerca storica che ci cala nell’atmosfera di un’epoca conducendoci, sulla punta della sua penna, a vivere eventi fondamentali attraverso lo sguardo di giovani protagoniste che dalla Storia non si lasciano solo segnare, ma che nella Storia lasciano il proprio segno.
(dal sito Fuorilegge)