Il mio segno particolare è quindi un libro speciale per me: un mosaico di parole colorate, mantelli giganti, superpoteri e chicchi di bellezza. Per la prima volta racconto la mia infanzia e la mia adolescenza, fino ai miei 16 anni, tra viaggi, ospedali e molti momenti emozionanti.
Michele D’Ignazio, Il mio segno particolare, Rizzoli, 2021
Tante volte, a scuola, i bambini mi hanno chiesto: “Perché non scrivi un libro sulla tua vita?” Questa domanda salta sempre fuori, forse perché con loro mi apro con sincerità e allegria, raccontando tanti aneddoti. Questa e tante altre domande hanno preparato il terreno alla scrittura di “Il mio segno particolare”.
La scintilla però c’è stata una mattina ben precisa, durante uno dei tanti incontri a scuola. Vedo una bambina. Sul suo viso ci sono tanti piccoli nei. È fine settembre, ha i pantaloncini e anche le sue gambe sono costellate di puntini marroni. Mi emoziono. Mi riconosco.
Solitamente, chi ha tantissimi nei sul corpo ne ha anche uno grande. A volte visibile, ma il più delle volte nascosto sotto i vestiti.
Ed è stato in quel momento che ho deciso di scrivere la mia storia.
Perché anche io, come quella bambina, sono nato con tanti nei sul corpo. E ne avevo anche uno molto grande, che un medico di Roma definì “a mantellina”, perché partiva dalle spalle e finiva sulla schiena.
Il mio segno particolare è quindi un libro speciale per me: un mosaico di parole colorate, mantelli giganti, superpoteri e chicchi di bellezza. Per la prima volta racconto la mia infanzia e la mia adolescenza, fino ai miei 16 anni, tra viaggi, ospedali e molti momenti emozionanti. È un elogio dei medici ed un ringraziamento rivolto a tutti quei grandi che mi hanno aiutato quando io ero piccolo, che mi sono stati accanto regalandomi coraggio e allegria, facendomi scoprire la magia e la meraviglia di ogni particolarità.
Quante volte ho sentito pronunciare questa frase: “L’unico neo è che…”
Allora mi son chiesto: perché in Italia si parla in negativo dei nei?
In Francia li chiamano grains de beautés: chicchi di bellezza.
In Spagna lunares, perché sono satelliti e fanno pensare alla luna piena.
E in inglese Skin mole. Skin vuol dire pelle mentre Mole sta per talpa: un’espressione che evoca le montagnole marroni che le talpe creano nel terreno, emergendo in superficie. Molto fantasioso!
Mole però è anche il molo, quello dei porti con le navi pronte a salpare.
Chissà dove mi porteranno i miei racconti per voi? In quali mari mi faranno navigare?
Età di lettura consigliata: 9+
(presentazione a cura dell’autore)