Il lupo, un primordiale scontro tra uomo e natura
Il lupo, Jean-Marc Rochette, colori di Isabelle Merlet, trad. Giovanni Zucca, L’Ippocampo, 2020
Attorno alla montagna, ai ghiacciai e, più in generale, al suo immaginario Rochette ha costruito gran parte della sua carriera. Anche Snowpiercer, l’opera per cui è maggiormente conosciuto – soprattutto grazie all’adattamento cinematografico di Bong Joon-ho – raccontava una distopia partendo dal freddo glaciale che ha portato l’umanità a sopravvivere su di un treno dal moto perpetuo.
L’uomo la montagna l’ha scoperta, esplorata e conquistata senza mai poter venire a patti con essa. L’uomo convive con la montagna nei limiti in cui la montagna glielo permette. Non si scherza sulle cime ghiacciate. E Rochette lo sa bene, almeno tanto quanto il protagonista del suo fumetto: un anziano incattivito dalla vita che si ostina a pascolare le sue pecore lassù, da qualche parte tra le cime del massiccio degli Écrins, una delle più selvagge e impervie catene montuose delle Alpi francesi.
Isolato dal mondo, sul quale si affaccia sporadicamente con qualche discesa a valle, l’uomo tira avanti battendosi contro i lupi che assaltano il suo gregge. Un giorno, imbracciando il fucile, uccide una lupa che ha appena decimato le sue pecore e lascia orfano un cucciolo. Quest’ultimo tornerà inesorabile come tornano le stagioni e, una volta cresciuto, affronterà l’uomo per avere la sua vendetta.
La storia avrà il suo culmine in un lungo inseguimento sulle nevi, tra pendii impervi e temperature proibitive, arrivando a sfiorare l’epica della realtà più estrema: quella delle scalate in altura, dell’alpinismo in alta quota fatto di imprese e racconti leggendari. Stremato dal freddo, da un lupo che non si fa mai raggiungere, l’uomo affronta i suoi demoni interiori in una sequenza onirica. Sopravviverà, ma non senza pagare un tributo alla montagna. E finirà per tornare a condurre la sua vita, condividendo con il lupo lo scenario regolatore delle Alpi.
Il fumetto è stato realizzato da Rochette in soli tre mesi, a partire da una storia raccontatagli da un pastore che aveva appena perso metà del suo gregge a causa dell’attacco di un lupo. Tra le 100 tavole che lo compongono, il segno di Rochette scorre nervoso, immediato e spesso. Tratteggia la testardaggine e l’impotenza dell’uomo di fronte alla forza della natura e, al contempo, la ferocia dell’animale mosso dai suoi più profondi istinti primordiali.
I momenti più riusciti sono senza dubbio quelli che si svolgono di notte, quando la china si mischia al blu verdognolo dell’oscurità che risplende al chiaro di luna. Lì il volto dell’uomo si fa austero e poi rassegnato, mentre il muso dell’animale da ferino diventa via via sempre più accondiscendente. Entrambi sanno che la loro battaglia non avrà mai un vincitore, se non la montagna stessa con le sue leggi sregolate.
Età di lettura consigliata: 12+
(recensione a cura di Andrea Queirolo, tratta dal blog Fumettologica)