CLOWN
Quentin Blake
Camelozampa, 2018

Quando ho avuto tra le mani il libro Clown, edito da Camelozampa, mi sono detta “wow, un silent book!”, e subito dopo “wow, un silent di Quentin Blake!”, e infine “wow, il protagonista è un clown!”.

In realtà, il libro lo conoscevo già (è pluripremiato!), ma averlo tra le mani mi ha suscitato ugualmente queste tre esclamazioni.

Sono affascinata dai libri senza parole, ammiro molto lo stile di Blake, e trovo la figura del clown, il pagliaccio, estremamente potente nella sua malinconica comicità.

Quentin Blake, noto ai più per aver illustrato quasi tutti i libri di Roald Dahl, racconta la storia agrodolce di un piccolo eroe urbano: un clown, o forse Clown – viene spontaneo nominarlo come nome proprio, un personaggio con il quale si prova inevitabilmente empatia.A prima vista, clown è solo un pupazzo. Vecchio e inutile per giunta, come scopriamo nella prima pagina mentre lo vediamo gettato con decisione e indifferenza in un bidone della spazzatura, con un mucchio di altri pupazzi.

Fin dall’inizio (la copertina!) intuiamo che clown non è un semplice pupazzo, e questo solo grazie alla maestria di Quentin Blake nel riuscire a donare poliedriche forme di espressività ai suoi personaggi, con significative variazioni di tratto.

Poi il clown si anima davvero e Blake apre il suo dialogo con i bambini lettori: sono loro che vivono ancora l’affetto per un pupazzo, loro che si intristiscono nel vederlo maltrattato, sono loro che non si stupiscono della sua vivacità, sono loro a tenere ancora aperti gli occhi alla magia del quotidiano. Gli adulti, ci dice chiaramente Blake, non la scorgono più: per loro il clown è solo un pupazzo inanimato, maleodorante e sporco.

Il clown è davvero un eroe: piccolo, indifeso, rifiutato da tutti, vivrà la sua personale avventura di riscatto e rivincita. Clown ha un cuore grande perché il suo primo e unico pensiero non è salvare se stesso, gli basta darsi una sistematina e recuperare un paio di scarpette azzurre, ma i suoi amici pupazzi nella spazzatura. Come ogni eroe dovrà affrontare peripezie e superare pericoli disseminati in una città grande, frenetica e rumorosa.

Ma può lui farcela da solo? Clown cerca i bambini per le strade, e a loro si rivolge chiedendo aiuto, quasi fossero i suoi aiutanti magici (e non è che, forse, è proprio lo sguardo dei bambini sul clown a renderlo vivo? Le chiavi di lettura sono infinite…). E questi bambini come sono? A voler osservare e riflettere in chiave critica – e questo libro apre molti pensieri – si coglie chiaramente la visione dell’infanzia veicolata dall’autore: bambini tenuti al guinzaglio, fotografati da frotte di adulti compiaciuti, o sollecitati a spicciarsi in gran fretta.

Clown mette in campo le sue risorse, ciò che sa meglio fare: divertire, attirare l’attenzione, distrarre con gesti, espressioni, giravolte e acrobazie. Questo è il suo modo di comunicare e di entrare nella realtà, modificandola. Che sia di fronte a un cane inferocito o a un piccino piangente in culla.

La straordinarietà di Blake sta nel trascinare, letteralmente, il lettore al fianco del piccolo eroe in questa corsa contro il tempo (immaginiamo che il bidone prima o poi sarà vuotato!), contro i pericoli e le ingiustizie, in cerca di aiuto e ascolto, verso la salvezza. I bambini partecipano all’avventura, meglio sarebbe dire compartecipano perché l’aspetto emotivo ed empatico di questa storia è potente e immediato. La mimica di clown è eccezionale!

Pare una continua danza movimentata, questa storia, complice il rapido tratto a schizzo caratteristico di Blake. Seguiamo il corpicino flessibile e sinuoso del piccolo clown muoversi continuamente, per sua volontà o per volontà altrui – sballonzolato, in caduta libera da un albero, poi gettato in aria… appare sempre così piccolo, “schiacciato” da persone e cose più grandi di lui!

Ma Blake è autore esperto e sa come creare il ritmo perfetto. Al rumore, al caos, alle corse e alle cattiverie affianca attimi rallentati di sospesa magia, in un tramonto incandescente, in un gesto di estrema delicatezza o in uno sguardo di complicità e cura.

Occorre un po’ di attenzione nel leggere le sequenze narrative e seguire i movimenti. È un libro che va gustato senza fretta, più volte, per cogliere i passaggi logici, i dettagli, le interazioni tra i personaggi. Apparentemente semplice, come ogni silent book, racchiude una complessità tutta da indagare. Per questo lo consiglio a bambini grandicelli in lettura autonoma, oppure a bambini più piccoli ma in lettura condivisa e accompagnata.

La storia suggerisce molti pensieri che hanno a che fare con la libertà, la solidarietà, l’indifferenza, il coraggio, la resistenza, l’amicizia e molti altri… può schiudere interessanti dialoghi e confronti ma, mi raccomando, non imprigioniamola in rigide categorie tematiche perché questa storia è innanzitutto un’emozionante avventura!

P.S. Se vi piace Quentin Blake come autore di storie scritte e non solo disegnate dovete assolutamente conoscere il suo Zagazoo!

Età di lettura: 5+

(recensione a cura di SIlvia, tratta dal sito delle Galline volanti)