BIANCO SU NERO. Rubén Gallego. Adelphi, 2004
E’ con grande piacere – e con la speranza che sia solo la prima di una lunga serie – che condividiamo con gli amici della Cicala questa recensione di Elisabetta Cignola.
“Bianco su nero” rappresenta le tracce di un’infanzia e di un’adolescenza vissute in orfanatrofio e, a 18 anni, in un ospizio per disabili, in Unione Sovietica. Dopo, un lungo viaggio, alla ricerca della madre e della propria dimensione di uomo.
Il bianco è il colore dell’infinito della vita negli ospedali, il colore dell’impotenza. Rubén ama il nero, il colore della sua pelle e della sua sedia a rotelle elettrica.
Scrittura schietta ed essenziale, il libro, composto da brevissimi capitoli, non segue una narrazione cronologica. Gli episodi, di carattere autobiografico, sono probabilmente ordinati secondo la temporalità della presa di coscienza dell’autore.
E’ il racconto della forza che c’è in ognuno di noi e della certezza che scegliere di essere uomini è veramente difficile, ma possibile.
“Io irregolare in un mondo assolutamente regolare, mi ostino a studiare l’inglese. Lo studio così, tanto per fare, tanto per non impazzire, tanto per non diventare regolare”. (R. Gallego)