Mie care Cicale, questa è la mattina delle lettere.
Appena sveglia guardo fuori dalla finestra (si perché ora ho una finestra! poi vi racconto…) e vedo la campagna tutta ricoperta di neve.
Cosa c’è di meglio per prendersi un po’ di tempo per raccontare?
La finestra è un piccolo vetro che racchiude un nido. Da qui si scorge un paese che si racconta si chiami Beaufort: chissà, Belforte forse era il nome di un guerriero antico, mascellone e col ciuffo biondo, famoso per le sue prodezze, oppure, ma non si può dire con certezza, il suo nome deriva da un piccolo forte in pietra che domina il paese.
Dal forte parte un sentiero, che scivola verso il fiume e che poi, attraverso il bosco, risale fino a una collina. Se, incamminandoti, ad un certo punto chiudi gli occhi puoi sentire un profumo caldo, che ti scioglie e ti coccola… Ebbene sì, qui fanno il cioccolato! Lo fanno delle signore con le loro manine sante, un bottoncino alla volta, con la cannella, l’anice stellato, le mandorle, le noci e l’uvetta.
Poi puoi continuare a camminare un pochino (meglio se riapri gli occhi) e alla tua sinistra vedi una piccola Gite piuttosto vecchia, fatta tutta di pietra da cui viene invece un buon odore di legna bruciata. Noi abitiamo lì (ed effettivamente la stufa non funziona molto bene e fa un sacco di fumo).
Il giorno in cui siamo riusciti a sistemarci in questa casina, arrivata con un colpo di fortuna inaspettato, mi sono guardata intorno e mi sono commossa. Per la bellezza di tutto questo e per come le cose si vadano incastrando nel loro mosaico in perfetta armonia. Sì, è possibile meritarsi delle sorprese, delle cose che vanno per il verso giusto e la realizzazione di un sogno.
Poi, la sera, ancora euforica e piena di energia, salgo in macchina con la mia amica Emilie e infiliamo la strada piuttosto buia che porta a Gigor. In un istante mi accorgo della presenza di un animale, un piccolo cerbiatto. Avverto Emilie, “attenta!” le dico, la mia mente già in uno stato di vibrante paura. Lei non vede, mi guarda, lui attraversa la strada spaventato dalle luci… e così, finita. Noi salve per un pelo, lui no.
In un attimo tutto sembra perdere il suo senso, così raffinatamente costruito giorno dopo giorno. La bellezza di avere una casa tutta per noi, la sensazione di sicurezza che dà fare dei progetti per futuro, la certezza di avere sempre qualcuno accanto. La fiaba diventa terribile, in alcuni istanti si fa cruda e violenta. La realtà fluttua nella sua verità a seconda di quanto spazio le vogliamo dare. Ah, che bel regalo, che colpo di fortuna aver trovato un casa, un nido caldo e accogliente! In qualche modo ora tutto si fa più vivo, anche se bruciante di domande. Dopo una notte di pianto disperato, per il non senso dell’incidente e del senso invece così presente di instabilità, posso dire tutto ciò che ho ricevuto è stato un dono, forse non riconosciuto, per riaprire uno sguardo vivo, senza illusioni, fortemente ancorato al presente. E anche a questo devo un nuovo grazie.