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… parole che provano a dire con delicatezza un dolore grande come la morte di un padre …
Le parole del padre, Patricia MacLachlan, trad. Stefania Di Mella, HarperCollins, 2019
Patricia MacLachlan e le parole.
Non solo quelle poetiche di romanzi come “Baby”, “Album di famiglia”, “Sarah né bella né brutta” o quelle di Mirabel che arriva in classe per parlare di come le usi lei che è scrittrice (vi ricordate “Una parola dopo l’altra”?).
In questo romanzo breve le parole provano a dire con delicatezza un dolore grande come la morte di un padre, un dolore declinato per la voce della protagonista, ma anche del fratello più piccolo e della madre.
Ci sono le parole che annunciano la morte, quelle che la dicono, quelle che provano a raccontare e passano sul filo del telefono, tutti i lunedì alla stessa ora.
Ci sono parole che si cantano, parole che avvolgono, parole da leggere ad alta voce per farsi vicini e amici.
Declan O’Brien, il papà della protagonista, amava usare espressioni curiose, amava cantare quasi quanto giocare a basket e pare avesse sempre una parola buona per tutti, come dicono ai figli dei perfetti sconosciuti.
Fiona racconta cosa scopre del padre quando lui non c’è più.
E come sia possibile cominciare a superare lo choc iniziale grazie al consiglio di un amico, che accompagna lei e il fratello in un rifugio per cani abbandonati.
Allora la storia dice del valore del prendersi cura, ma anche di come possa essere diversa la storia della tua vita a seconda dei genitori che ti toccano in sorte: Thomas è un paziente del padre i cui genitori si aspettavano che in qualche modo fosse lui a rimettere tutto a posto nelle loro vite.
Thomas però insegna a Fiona come può capitarti comunque di incontrare qualcuno che, indipendentemente dal ruolo, tenga accesa la luce per te, proprio come dice quella poesia che Declan ha lasciato alla figlia.
Età di lettura consigliata: 10+
(recensione a cura di Caterina Ramonda, tratta dal blog Le letture di Biblioragazzi)