LA FURIA DI BANSHEE
Jean-François Chabas, David Sala
Gallucci, 2010

Ho incontrato per la prima volta questo spettacolare albo illustrato circa sei anni fa, cercando un testo da utilizzare in un laboratorio sulla rabbia con una classe III di scuola primaria. Edito in Italia nel 2010 da Gallucci editore, mi ha colpito immediatamente la copertina con le ricche immagini di David Sala. In questa storia fiabesca sull’emozione della rabbia, l’autore delle illustrazioni ci accompagna in una vera e propria esperienza artistica ispirata al lavoro di Gustav Klimt, uno dei più importanti esponenti della secessione viennese, movimento artistico a cavallo tra ottocento e novecento. Dopo aver passato diversi mesi a Vienna per studiare questo artista, David Sala ne ha infatti riportato le forme morbide ed elaborate, la commistione tra dettagli di realismo e decorazioni geometriche e astratte, ma soprattutto l’uso dell’oro che viene riprodotto con una particolare tecnica di stampa, arricchendo e impreziosendo le immagini a tutta pagina.
La storia, scritta in un linguaggio ricco ed elaborato da Jean-Francois Chabas, si ispira alla figura di Banshee, una delle fate più potenti della tradizione celtica, che in questa occasione è una piccola fata molto, ma molto arrabbiata, furiosa infatti.
La piccola fata, con il suo vestito d’oro come gli occhi e i capelli, spalanca le porte del suo palazzo di cristallo e si avventura a passo spedito e bruciante sul prato coperto di fiori. La fata, che non si sa come mai sia così arrabbiata, inizia a sfogare la sua collera sull’ambiente che la circonda con i suoi magici e potenti poteri, in un crescendo di azioni: solleva in aria enormi macigni, abbandonati dal popolo dei giganti sulla spiaggia, e come se fossero piccoli sassolini li scaglia tra le nuvole e tra le onde, facendone volare le schegge; convoca le nuvole più nere perché l’azzurro del cielo non si accorda con la sua furia e chiama onde gigantesche che scuotono l’oceano dalla riva all’orizzonte; chiama il vento e la tempesta che sferzano l’aria e costringono gli uccelli marini a lottare con le loro ali poderose contro l’improvviso cambiamento del clima, anche i pesci scendono a nuotare verso il fondo degli abissi per sfuggire al ribollire crudele.
I marinai si aggrappano al parapetto terrorizzati dall’improvvisa burrasca temendo per la propria vita. Infine la rabbia raggiunge il suo culmine con un grido di furore che risale dalla pancia della piccola ma potente Banshee fino a sgorgarle dalle labbra in un urlo poderoso, incredibile, che attraversa l’oceano fino all’orizzonte.
Ed ecco una voce che chiama la piccola fata, appare la madre di Banshee con in mano la bambola che aveva perso. Ecco il motivo di tutta la rabbia!
La furia si stempera e si placa. La fata si calma e sorride. La natura intorno ritrova la pace e la serenità. La madre guarisce le ferite causate da Banshee agli scogli e accompagnando la figlia a fare colazione la fa notare che forse esagera e che ha proprio un bel caratterino…
La storia racconta con linguaggio e immagini potenti e raffinati il crescendo dell’emozione della rabbia, il montare di un’energia forte e vitale, a volte distruttiva, che i bambini possono aver sperimentato per i più diversi motivi, anche quello apparentemente semplice di non trovare il proprio gioco preferito. L’intervento finale della madre riporta la serenità e la calma, riaccompagna Banshee e i bambini che ascoltano la storia nel mondo reale, nella quotidianità della colazione. Guarisce e sistema i danni causati dalla furia, propone infine una riflessione sull’entità del suo sfogo. E’ interessante confrontarsi con i bambini sulla storia, chiedere loro come reagiscono quando sono arrabbiati, se sono mai stati così furiosi come la piccola fata e che cosa hanno combinato…
Leggere ad alta voce “La furia di Banshee” presuppone di aver letto bene il testo, ricco di parole ed espressioni elaborate, sonore, a volte complicate e probabilmente nuove per molti bambini. Bisogna cercare di mantenere il crescendo nel ritmo della storia senza però affrettare la lettura, dando tempo ai bambini di osservare le immagini a tutta pagina, che attireranno la loro attenzione anche per la stampa particolare con effetto oro. Consiglio quindi una buona padronanza del testo della storia, di leggerlo mostrando le pagine ai bambini in modo che possano vivere pienamente questa intensa esperienza artistica, sia per le immagini che per il testo.
Solitamente il libro viene consigliato per bambini dai 5 anni e concordo, soprattutto se dovete leggere a un gruppo numeroso di bambini. La scelta delle parole e delle espressioni può essere complicata per i più piccoli, ma è un sicuro arricchimento del vocabolario. Anche bambini molto più grandi ne restano sicuramente affascinati; se invece volete fare una lettura ad alta voce molto più intima, potete provare a leggerlo anche ai bambini più piccoli di 5 anni, ma dovrete essere pronti a spiegare il significato di tante parole.
E se l’accoppiata di stili vi sono piaciuti potete leggere gli altri albi illustrati realizzati dai due autori e sempre pubblicati da Gallucci: “Fenris”, “Lo scrigno incantato” e “Il canto della felicità”.
Età di lettura consigliata: 5+
Recensito da Sandy Chiussi