IL GIARDINO DEI MUSI ETERNI
Bruno Tognolini
Salani, 2017

Ha scelto di restare nella “periferia della trama”, Bruno Tognolini, che giovedì 2 febbraio 2017, alla libreria Ubik di Foggia, ha presentato il suo ultimo romanzo, Il giardino dei musi eterni, appena uscito per Salani.
Senza svelare troppo del libro ambientato in un cimitero di animali, il noto poeta e scrittore, due volte premio Andersen, si è messo in gioco con i numerosissimi ragazzi presenti per riflettere insieme sull’identità e sul rapporto che ognuno di noi intrattiene con le altre forme viventi e con tutte le memorie, passate, presenti e future.

L’attenzione dell’autore che “parla in versi col mondo” è emersa con grazia e leggerezza, per affrontare argomenti enormi, come l’infinito che dilata e moltiplica ogni singola esistenza.

Andiamo con ordine: Ginger, una gatta Maine coon, è accolta da un gruppo di Àniman, cioè di anime del mondo impegnate in attività di primo soccorso nei confronti dei nuovi arrivati, che dopo la morte giungono in questo cimitero fiorito.

Tu sei tutti e tu sei tu/Tu sei tutti e tu sei tu/Tu sei tutti e tu sei tu

è l’arcana litania, una specie di coro, intonato dagli altri animali, tra le tombe del giardino eterno, per rendere omaggio a Ginger, per incoraggiarla nel trapasso.
È una sorta di charleston, dice Tognolini, il ritmo dei piatti di una batteria in sottofondo.

Che cosa significa? Che ognuno di noi è se stesso, ma è anche tutto il resto del mondo: Ginger è una gatta ma è anche tutti i gatti che l’hanno preceduta, perché ciascuno aggiunge la sua storia alle altre storie, in un intreccio che non si può sciogliere, fare a pezzetti, isolare.

“Dopo il cielo, dopo dopo, cosa c’è?”, chiede il poeta ai ragazzi.

E la poesia sgorga, mai ruffiana, quando l’autore fa una semplice equivalenza e suggerisce la forma dell’infinito in senso spaziale (Tu sei qui e tu sei ovunque) e in senso temporale (tu sei ora e tu sei sempre).

Un balsamo per chiunque abbia perduto affetti e amori, soprattutto quelli legittimati soltanto dentro le storie, visto che le leggi del mattino ammettono solo amori fra sessi diversi, tra persone della stessa razza e pure dello stesso censo e di età compatibile, magari vecchio lui e giovane lei, ma guai a fare il contrario.

Questo libro, come tutte le belle narrazioni, invece, arriva e spariglia l’ordine sociale, amplifica vite e destini, dà un nome alla sofferenza indicibile di chi ha perso un animale, che nell’altro mondo, quello che tiene insieme tutte le memorie, impara a correre a “passettini nel vento”.

E così le zampe di Ginger diventano prima quelle di cane, poi di ghepardo e di antilope, di bisonte, di lucertola, di rinoceronti, di canguro.

È questo un brano molto cinematografico (pp. 58-60), che rende benissimo, quasi in dissolvenza incrociata, il senso di quella frase: “Tu sei tutti e tu sei tu/Tu sei tutti e tu sei tu/Tu sei tutti e tu sei tu”.

Tognolini ha anticipato che un suo amico produttore cinematografico, di sua iniziativa, ha spedito una copia del libro ad Enzo D’Alò, il noto regista di film d’animazione.

E sembra di stare in un film anche quando lo scrittore racconta come è nata questa storia, quasi dieci anni fa, una volta che sul web è inciampato in un cimitero virtuale per animali, e di quell’altra volta ancora in cui una cara amica ha perso un gatto. Soffriva tanto, ma quasi si vergognava ad ammetterlo, perché la legge del mattino dice che per un gatto non si può soffrire troppo.
Figurarsi per un pesce rosso o un uccellino.

Invece no, si soffre, e i buoni libri lo sanno dire a tutti i lettori, senza distinzione d’età. Sono i libri scritti con gli occhi spalanchiusi, un po’ aperti e un po’ no, perché se si scrive con gli occhi troppo aperti – aggiunge l’autore a fine incontro – si producono i libri che piacciono tanto agli insegnanti, quelli politicamente corretti. Se si scrive con gli occhi troppo chiusi, d’altra parte, si parla solo di se stessi, così il lettore finisce per non riconoscersi in quello che legge, per non immedesimarsi.

E invece i libri che sanno parlare a tutti sono quelli che ci permettono di non essere soltanto noi, ma anche tutti gli altri fuori di noi, attraverso altre vite e altri tempi.

Esattamente quello che succede a Ginger e a Orson, il pastore maremmano, nella loro corsa folle a “passettini nel vento […] lungo i viali alberati di giardini reali, nei vicoli melmosi di villaggi dell’era del bronzo, nelle grandi autostrade della notte”.

“Tu sei tutti e tu sei tu”.

Età di lettura consigliata: 10+

(recensione tratta dal blog Firufilandia)