7 ARTI IN 7 DONNE
Chiara Carminati
Mondadori, 2016
Quando ho terminato Le 7 arti in 7 donne, apparso nella nuova collana I magnifici 7 di Mondadori, oltre a essere dispiaciuta per aver finito una lettura avvincente che mi ha fatto conoscere vicende biografiche a me ignote, mi sono chiesta cosa hanno in comune la pittura di Artemisia Gentileschi, la musica di Clara Schumann, la scultura di Camille Claudel, il cinema di Alice Guy, l’architettura di Gae Aulenti, i versi di Wislawa Szymborska e le danze scatenate di Josephine Baker, così ben fotografati da Chiara Carminati nel momento che precede, conduce al loro farsi arte. Forse il loro denominatore comune è il fatto di essere segni tangibili lasciati da donne molto determinate nel dare concretezza ad aspirazioni e desideri che le hanno accompagnate fin dalla prima infanzia.

Con una scrittura vivace, appassionata l’autrice riassume in brevi frammenti la vita di queste straordinarie figure che hanno faticato, lottato con pervicacia per affermare semplicemente se stesse, le loro inclinazioni. È il caso di Josephine Baker. Nata poverissima, fu costretta a lavorare da bambina, ma non rinunciò mai all’aspirazione di danzare e di cantare. Fece una gavetta che la portò dai teatri di strada di Saint Louis fino a Parigi dove, negli anni ’30 del secolo scorso, divenne una ballerina e una cantante osannata dal pubblico. Così come Artemisia Gentileschi non smise mai di dipingere opere meravigliose che le permisero di entrare a far parte – nel 1616! – della Accademia delle Arti del Disegno di Firenze, prima donna in una prestigiosa istituzione sino ad allora riservata agli uomini. Una miniera di notizie preziose e curiose compone questi brevi ritratti femminili dandoci anche uno spaccato interessante delle loro famiglie di provenienza. Dei padri per esempio che, non di rado, consapevoli del valore delle figlie, le aiutarono a trovare la loro strada, opponendosi a madri ancorate ai ruoli femminili del tempo. Come accadde alla scultrice Camille Claudel che da giovane, alla fine del 1800, studiò e visse a Parigi con le amiche sollecitata proprio dalla figura paterna. Insomma il risultato è una divulgazione avvolgente, fresca che cattura il lettore dalle prime righe e lo sollecita verso nuove curiosità.

Età di lettura consigliata: 10+
(recensione a cura di Francesca Brunetti, tratta da Liber # 111)