IL GIORNO DEGLI EROI
Guido Sgardoli
Rizzoli, 2014
Guido Sgardoli
Rizzoli, 2014
Tra i tanti libri usciti in questi ultimi mesi sulla Grande Guerra, Il giorno degli eroi di Guido Sgardoli colpisce per la forte tensione emotiva e l’accurata ricerca documentaria. Con un ritmo veloce e coinvolgente, l’autore ci porta sul fronte italiano, nell’inferno del Carso, dove le nostre truppe, mal equipaggiate e mal armate, fronteggiarono per mesi l’esercito austroungarico in una devastante guerra di logoramento.
Silvio Moretti, il giovane soldato semplice dell’84° reggimento fanteria, brigata Venezia, appartenente alla generazione perduta del ’99 (reclutata e decimata nell’ultimo anno di guerra), ripercorre dal fronte, dalla linea del Piave le diverse fasi del conflitto. Ricorda l’ingenuo entusiasmo di fronte all’entrata in guerra dell’Italia, le manifestazioni patriottiche lungo le strade, il desiderio e l’impazienza di combattere per l'”amata Patria”.
Silvio vorrebbe seguire da subito il fratello Carlo, richiamato alle armi, perché “combattere significava meritare rispetto, significava onore, significava diventare eroi agli occhi di tutti” (p. 33). E tale era ai suoi occhi Carlo, che con i suoi compagni aveva ottenuto una medaglia al valore per l’assalto al Bassòn. Anche se, poco alla volta, non potrà fare a meno di accorgersi di qualcosa di inafferrabile dietro il volto del fratello, di ritorno dal fronte per brevi licenze: “Pareva diverso. … Erano i suoi occhi a essere cambiati, era lo sguardo, e anche il tono della voce” (p. 127). Ma nemmeno di fronte alla disillusione sul significato di quel conflitto, al racconto delle atrocità vissute in trincea, verrà meno in lui il desiderio di fare la sua parte. Fino a quando, nel novembre del 1917, arriva il momento di partire perché al fronte servivano forze fresche, carne da macello, come aveva detto Carlo.
Saranno sufficienti poche settimane per accorgersi che forse non c’è nulla di eroico in quella guerra. E di fronte al racconto, ascoltato in trincea, della tregua di Natale del 1914 tra inglesi e tedeschi a Ypres, Silvio capisce fino in fondo cosa significa essere un eroe e decide che l’unica scelta possibile per lui è salvare la sua umanità.
Silvio Moretti, il giovane soldato semplice dell’84° reggimento fanteria, brigata Venezia, appartenente alla generazione perduta del ’99 (reclutata e decimata nell’ultimo anno di guerra), ripercorre dal fronte, dalla linea del Piave le diverse fasi del conflitto. Ricorda l’ingenuo entusiasmo di fronte all’entrata in guerra dell’Italia, le manifestazioni patriottiche lungo le strade, il desiderio e l’impazienza di combattere per l'”amata Patria”.
Silvio vorrebbe seguire da subito il fratello Carlo, richiamato alle armi, perché “combattere significava meritare rispetto, significava onore, significava diventare eroi agli occhi di tutti” (p. 33). E tale era ai suoi occhi Carlo, che con i suoi compagni aveva ottenuto una medaglia al valore per l’assalto al Bassòn. Anche se, poco alla volta, non potrà fare a meno di accorgersi di qualcosa di inafferrabile dietro il volto del fratello, di ritorno dal fronte per brevi licenze: “Pareva diverso. … Erano i suoi occhi a essere cambiati, era lo sguardo, e anche il tono della voce” (p. 127). Ma nemmeno di fronte alla disillusione sul significato di quel conflitto, al racconto delle atrocità vissute in trincea, verrà meno in lui il desiderio di fare la sua parte. Fino a quando, nel novembre del 1917, arriva il momento di partire perché al fronte servivano forze fresche, carne da macello, come aveva detto Carlo.
Saranno sufficienti poche settimane per accorgersi che forse non c’è nulla di eroico in quella guerra. E di fronte al racconto, ascoltato in trincea, della tregua di Natale del 1914 tra inglesi e tedeschi a Ypres, Silvio capisce fino in fondo cosa significa essere un eroe e decide che l’unica scelta possibile per lui è salvare la sua umanità.
“A Guido Sgardoli per un registro narrativo lucido, intenso ed essenziale, capace di coinvolgere ed emozionare, capace di rendere al meglio la vita di trincea e quella dei contadini coinvolti.” motivazione per l’aggiudicazione a Guido Sgardoli del Premio Speciale della Giuria Andersen 2015.
Età di lettura consigliata: dai 13 anni.
(recensione a cura di Gabriela Zucchini, tratta dal # 106 della rivista Liber)