L’ERBARIO DELLE FATE
Benjamin Lacombe
Rizzoli, 2012
L’erbario delle fate di Benjamin Lacombe è un libro illustrato di grande formato in cui un amore tassonomico per le forme del visibile ˗ un visibile immaginario, s’intende – s’intreccia al piacere del racconto e alla suggestione evocata dalla costruzione delle immagini.
A dominare il racconto fin dalla prima pagina è il tentativo d’immergere il lettore nell’universo magico della foresta di Broceliande e dei suoi abitanti attraverso materiali visivi eterogenei in cui l’abilità tecnica e compositiva di Lecombe si esprime nella sua pienezza.

L’evocazione di un tempo e di uno spazio altri rispetto al presente è affidata a fogli traforati che invitano lo sguardo a farsi più acuto e sottile nel tentativo di scorgere cosa si nasconda tra le ombre di foglie e steli; a pagine traslucide che simulano l’opaca trasparenza di acque palustri e, ancora, a inusuali prospettive e tagli dell’inquadratura. Né va dimenticata la varietà degli stili espressivi e dei rimandi culturali dell’autore francese: dalle morbide sfumature di grigio delle fotografie d’inizio Novecento, epoca in cui è ambientata la vicenda, alle incisioni caricaturali che rimandano alla tradizione della satira politica, dalla grafica art nouveau dei manifesti coevi ai disturbanti, minuziosi disegni delle dissezioni del prof. Aleksandr Bogdanovich, uno scienziato inizialmente spinto da un’algida sete di conoscenza che diverrà col tempo paladino del rispetto delle bizzarre forme di vita scoperte nella foresta e dell’equilibrio che dalla loro sopravvivenza dipende.

(recensione a cura di Martino Negri, pubblicata su Hamelin)