giovedì 12 maggio 2016 alle 21 ANTROPOLOGIA DEL DOLORE ne parliamo con ANDREA MILLUL medico e appassionato di antropologia
Il dolore è un’esperienza forzata e violenta dei limiti della condizione umana. È una figura aliena e divorante che non lascia requie con la sua incessante tortura. Paralizza l’attività del pensiero e l’esercizio della vita. Pesa sul gioco del desiderio, sul legame sociale. Altera il senso della durata e colonizza i fatti più importanti della giornata, trasformando la persona in uno spettatore distaccato che fa fatica a interessarsi all’essenziale. Il dolore isola, costringe l’individuo a una relazione privilegiata con la propria pena. Al tempo stesso, è una minaccia temibile per il senso d’identità: lacera la coscienza e schiaccia l’uomo su un senso dell’immediato privo di prospettiva, dandogli l’impressione che il suo corpo sia altro da sé. Incomunicabile, il dolore suscita il grido, il lamento, il pianto o il silenzio, tutti fallimenti della parola e del pensiero. Ma il dolore può anche essere mezzo di espiazione o manifestazione di fede – come nella tradizione religiosa cristiana – o strumento di affermazione identitaria o sociale, ad esempio quando inscrive nella carne la memoria di una filiazione e di una fedeltà alla comunità, come accade agli iniziati di una società tradizionale. Ci sono poi usi del dolore che si alimentano della disparità delle forze tra gli individui: la correzione, la punizione personale, la tortura, il supplizio. Sebbene nel libro la pratica medica sia spesso chiamata in causa, lo sguardo dell’autore è diretto piuttosto sull’uomo sofferente. Il proposito di Le Breton è di approcciare il dolore su un piano antropologico, di chiedersi come influisca sulla condotta dell’uomo e sui suoi valori, sulla trama sociale e culturale in cui è immerso.
Andrea Millul, è un medico dall’intelligenza vivace e talora tagliente (per questo in Cicala si trova bene a fare il provocatore) che oltre a lavorare presso la RSA di Villa Cedri e quella di Monticello, trova il tempo per fare il ricercatore al Mario Negri … e il padre di due figli. Appassionato di antropologia, musica (inclusi gli apparati per riprodurla) e informatica, il dottor Millul non ha dimenticato nemmeno il suo primo amore: la neurologia, che lo ha visto a lungo impegnato nell’omonimo reparto del Mandic di Merate.